Gli inizi

Tutto comincia nell’estate del 2014 con un muro sulle alture di Camogli.

 

Lo scavo, la frana e l’inferno successivo.

Abbiamo dovuto ri-scavare a picco e pala, cioè a mano come si dice in gergo, tutto il muro sino alle fondazioni e creare un sentiero nello scavo per portare la terra a monte. La quantità di terra copriva per un metro di profondità e tre di larghezza la fascia superiore al muro per circa 30 metri lineari, e ciò che non è stato riutilizzato per riempire la dorsale del muro stesso, è ancora oggi lì da vedere, ad imperitura memoria.

 

Dopo questo evento abbiamo dedotto che questo nostro lavoro consistesse precisamente nel “ri-fare”, come racconta la leggenda medievale del soldato-monaco Milarepa, che decidendo di abbandonare la guerra, e volendo diventare monaco zen, si ritira sul Tibet e alla guida di un maestro viene obbligato a costruire e smontare le sue opere per poter diventare capace di pensare in una maniera diversa dalle sue consuetudini guerriere, ed essere così in grado di servire appunto le necessità della sua comunità. Da qui il nome

 

Collettivo Milarepa.